Pagina:Opere (Dossi) I.djvu/355

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21 322 go^cie d’inchiostro — Dio ce ne liberi — interrompe la «i<V vane. — E qui olla, preceduta da un servo die porta due saccone di pelle bùlgara e da una cameriera con i plaids e le sciarpe, si dirige alla scala ; egli, accompagnalo dal marinaro, ai- traversa il cortile. E le parole non furori più di quattro. Dopo di che, Di-Viano foce il cammino di ( latulia e spinse, a capo di un corrilojo, l’uscio n.° 17». Buono ! che deliziosa veduta ! In mezzo ad un elegante salo Ilo, illuminalo da due lucerne, sopra una tàvola tonda, dalla tovaglia bianchissima, posàvano scintillando cristalli o argenteria, un cestino di fiori e; quello che imporla il tutto, certi piatti fragranti, pialli che facevano andare su c giù il pomo di Adamo: per una porta poi spalancala, vedovasi nella vicina stanza, tappezzata in celeste, la sposa, dinan/i uno specchio a ravviarsi i capelli. — ( landia ! — foco Camillo picchiando con il cucchiaio contro il bicchiere. — ’Guore ! — olla rispose correndo a lui. Il domèstico che avèa apparecchiala la cena le avvicinò una sedia. — \c, qui c’è tulio — osservò allora sollo- lineando la gióvane al maritino. — Non manca uno stecco, sai.... — Se è Così — conchiuso Camillo vòllo al domèstico — abbisognando di voi, chiameremo. — Duello acconsentì del capo. — A che ora, signor Conte ? — interrogò domani.... — Noi parliamo col Tunisi....— disse il cavaliere. — Dunque.... dunque ci svogliercle alle selle. — Alle sette — ripetè inchinanti osi il servitore, ed uscì.