Pagina:Opere (Dossi) I.djvu/366

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Minto 333 fogliame verde arricciato, dal fusto color terra- di-Sicna, con uno zòccolo giallo. — E te lo alloga in mezzo alla tàvola. Ne seguono altri stranissimi àlberi, pomi, peri, la pianta de’ manuscristi, quella dei venti-lire, nèspoli, aranci, al dire di Giorgio. — Un pècoro — sciama poi, assicurando sopra i picciuoli una beslielta bianca con una linea rossa ai collo. E dietro all’agnello, trotta il somaro, il drago, il bue, il rinoceronte, il cavallo, il.... Nò, l’è un omino. — Il signor Pietro Gralloni ! — osserva, facendogli boccili, il monello (Gralloni gl’insegnava le lèttere, non le belle, intendiamoci). — E la sua cuoca Mattea ! — continua, accompagnandolo ad una villana, quadrata di spalle, e, più ancora, di gonna. Insemina egli discàtola tulio. La tàvola rimane coperta di un barbaglio di galanluomi- eini e di bestiole d’ogni fatta — color pomodoro, pisello, inchiostro. — Nè màncano pezzi di prato con incollatovi il muschio e coi ruscelli di specchio, nè le cascine a tetto rosso-di-minio e le capanne coperchiate di paglia. E in lutto questo pìccolo mondo, corre una rara concordia, il lupo giuoca con l’agnellino, il cacciatore và a spasso col lepre, i porci cùl- lano i bambolotti. Giorgio poi, la cui prima gioja è svampata, serio serio, il labbro inferiore sporgente, le sopraciglic aggroltaluccie, guida i suoi morselli di legno l’uno a casa dell’altro, li passeggia, li fà poicare, stringe parentadi fra essi, imbandisce de’ pranzi.... Ma, lò 1 il lagrimèvole caso. Un bue, quel me pezzato, simpatìa dei mimmo, salta dalla làvola% giù. Ah ! s’è crepato un corno. Giorgio gliel vuol rassettare ; lo spezza. — Se’ tu — dice allora, passando la colpa