Pagina:Opere (Dossi) I.djvu/368

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Balocchi 335 nostri avi disarmadiàvano pei loro bambini e riponèvano poi, quando questi bambini cominciavano ad imbronciarsi sul rosarosac — s’ò perso. In quale mostra mi puoi ora trovare que’ galantuòmini di noce, rozzi, ma non senza sapore scolpiti, sòlidi, chc, aprendo sì grottescamente con gran Iricli-trach braccia e gambette ad una strappata di filo, gonfiàvan le guancie ai nostri puttini barocchi ?. . e dove que’ soldatucci di legno, incarnatili, verniciati di bianco e di rosso, dallo zòccolo verde, che si schieràvan di botto, movendo dai capi le stecche in cui èrano fissi ? dove, infine, di’ ? (pie’ cavalloni massicci, con dipintovi su briglie e sella, e con ìe mezzelunc sotto, forate a tondo, pitturate di stranissimi fiori? cavalloni che altalenavano rumorosamente.... — Fortunali i vicini ! Ti avverto chc non si murava come oggi. n n darlo, insomma, pazienta.... ora il balocco per- dclle la sua originalità. A che si riduce, adesso? si riduce a una meschina copia, un quinto dal vero, di ciò che sempre vediamo. Ecco piano- fortini, Involinucci, sedielte — tutta roba di cera, di cartapesta, come un sistema di filosofia, unila insieme con biascia, rotta non appena comprala — ecco, so io di molto ! topini, vapori, a molle, a ingegni, da montarsi in cento maniere, che fan lagrimare i nostri poveri màmmoli per non poterli capire e fanno, non rado, dicervellare anche i signori pappa. In somma, il balocco legittimo è sotterrato ; rimane nella sola nostra memoria. Oggi è minuterìa, da cantoniera, da stipo, chincaglierìa ; trastulla, non i bambini, ma i bambinoni.... lo (sorridendo) : E sì, nonno, che noi, anche noi, abbiamo di già i nostri giuochelti.... Croci, spalline, pennacchi, et ccetera et ccetcra.