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318 GOCCIE D’INCHIOSTRO

ve, egli dopo la prima sorsata, fece un ghi- gnazzo. E sia come si vuole ! È compiacenza ? c viltà ? allorché noi ci troviamo con persone eguali o maggiori di noi, ma conoscenti da poco, il viso ci si fa specchio del loro. Narrano una disgrazia? chi più addolorali di noi?... una fortuna? come siamo felici!... Ci guardano solo? noi sorridiamo acconsentendo. Ed io sorrisi. Pure, sembrava che Antonio fosse nelle mie medesime aque. Al mio consenso ei disegnò più nello il suo ghigno; sogguardò me, poi il bicchiere, poi me ancora.... Ed io, idem. Il quale giochetto incoraggiò un ehm! da parie di Antonio, un ehm che voleva dir troppo per dir qualchecosa. Io allora «che le pare?...» azzardai. Ciò a bassa voce, prima interrogando con gli occhi il bicchiere, quindi Antonio. Silenzio di mezzo minuto. — Non buono, eh ? — chiese l’amico, assicurandosi in sella. — Mi par cattivo ! — sciamai con aria di profondo conoscitore Silenzio nùmero due. — Poh ! — fece Antonio con sprezzo e ripose il suo bicchiere sul tondo. Vuotili il mio per terra. E il vino era eccellente ! Ce lo disse po' (iigi, famoso strappaluràccioli.