Pagina:Opere (Dossi) I.djvu/383

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GOCCIE DÌNCHIOSTRO Aperti i nerissimi occhioni nell'ora in cui i mar- tirelli dell’abicì cavano dai loro panieri e mela appiola e panetto, essa in bianco accappalojo a nodi azzurri, sedòa alla pettiniera. E là, niamina ravviàvale i ricci, un giorno con un’acconciatura a ciullì da scàtole di canditi, un altro con una di fìlibus ; dopo di che, spazzata una co- lazioncina di dolci, dei quali la si sceglieva i meglio incartati, lisciva a spasso in un carrozzino di vimini, foderato di rancio amoerre, guidando con rèdini di seta rosa un candidissimo agnello. Allorché poi il povero Monsù Travet si toglie con un sospiro di soddisfacimento le manichette di tela, il portinajo le rischiudeva il cancello e sberettàvasi ; infine, attraversato gloriosa e trionfante un pranzo, lina conversazione, e qualche volta un ballo, essa si rifaceva la nicchia nel suo caldo lettino. Yenuta-su dunque così inalbata di quintessenza di viola e fra tanta bambagia, è chiaro che la nostra piccina riuscisse delicata come un cliché fotogràfico. Sua mamma, anche oggi, se dà nel frontispizio della Crònaca (iritjia, bri- scia, risovvenèndole quel calabrone che un dì con grande spavento di tutti, pungea un lab- bruzzo alla sua mòrbida bimba, ed io, quand’ora stringo la grossa mano dell’alto balfuto Leopoldo, cugino di i esoretta, rammento con pena quel biondo petulanlello Poldino, che entrato di furia, dov’ella si stava con altri bottoni di rosa.... ahi ! le scoccò un buffetto sul naso. Questo, del rimanente, fu il solo torto che le toccasse mai da bestiucce in calzoncini o gonnella: e pongo la distinzione, chè da quelli invece che non fanno uso di tali attributi, così necessari a dì nostri per conóscere il sesso, ella ne sofferse parecchi — principalmente da uno. - Chi ? -