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46 l’altrieri

rende grosso!... Come, se noi, i rè del creato le copie autèntiche di Dio, dovèssimo ubbidire a de’ materialìssimi oggetti! Cangiale scrittura, Bandinelli mio caro. Non sapete forse che nel caràttere calligràfico s’intravede anche il morale? Questo che voi possedete, sporco, ingarbugliato, è da arrullapòpoli, da testa balzana.... già, guardate.... non un puntino alle i, non una spranghetta alle ti! Bandinelli, procuràtevene uno, pieno, rotondo, ciccioso come la vostra presenza.... E non è vero — aggiunse voltandosi alla scolaresca — anzi! è falsissimo che gli uòmini grandi scrìvano alla maledetta. Migliaja e migliaja, ben in contrario, annerìrono le loro pàgine col pili bell’inglese del mondo.... La è, Dio santo! questione si ne qua non di buon gusto! — e a tale propòsito si pulì il naso con un moccichino stampato a cattedrali. — Poi, l’arte, non stà in quei che tu dici, ma nella forma che tu gli dai. Un biancomangiare in pappa, sentenza questa del Gran Luigi di Francia, li sembra meno gustoso di uno che ti si porti a tàvola, ritto.... E, di gente illustre con bella calligrafìa, ve ne potrèi citare un barbaglio.... Fra gli altri.... fra gli allri — qui si grattò un orecchio. — Io, per esempio, ho nello scrìvere una mano eccellente.... eppure — e riabbassò il naso verso la inchiostrata di Bandinelli — senza vantarmi.... stampài! —

Egli, leggendo a mezza voce, faceva il roco mormorìo d’un calabrone in un fiasco. Ma, a un tratto:

— Ah! Bandinelli — uscì a dir con rimpròvero, dando un buffetto al fogliuzzo — la vi in mandarvi si riferisce ai vostri signori parenti. Pure, qui non vi ha la majùscola! E perchè mò? e il rispetto? —

Il ragazzino sbirciò il punto accusato: