Pagina:Opere (Dossi) I.djvu/91

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60 I/ALTRIERT ben contento ili poterlo cantare, non avevamo per anco aquislata la vera aggiustatezza de’ modi e de’ pensieri civili ; noi, ignorantissimi d’ogni scienza sociale, non pensavamo proprio che fra de* pìccoli èsseri, con musi e corpic- cinoli tanto quanto sìmili, fossero delle differenze, delle insuperàbili sbarre ; quindi, l’onorévole mozzicone di uomo, sebbene a casa sua mangiasse con posate d’oro sodo, riceveva in collegio — quando ne era il caso — al par d’ogni altro ed anche più che li meritava spessissimo i tient’a-mente, pur sodi, cui la scolaresca giustizia lo condannava. Beno — guardato un po’ che faceva allora l’ometto. Hi, n<m potendo abboccare il can grosso, volgèvasi stizzoso a mòrdere il harboncino senza difesa — giustamente, (ìhioldi. K vero che, in sulle prime, Izar, lavorando di straforo, aveva con spionaggio e calunnia cercalo di accomodarci in salsa brusca ; è vero che cominciò anche a far spuntare le lagninone a qualche putì ilio d’intorno i cinquenni, stuzzicandolo per trovare un appicco di dargli una grallialura, una dentata o di strappargli un ricetto, ma, nei due bei tentativi, non avendosela passala liscia, loglièvasi tosto dal terreno malsano e andava là dove vergeva il bello di tribolare, con sicurezza, lino.... Uno, cioè Ghioldi. K contro questo pòvero màrtire, tulio ciò che una diabolica o a mèglio dire malata imaginazione riesce ad arzigouolare, fu da lui messo in òpera ne salto le particolarità), gli induri insomma, alla nascosa per mesi e mesi, cotanto il suo tocco di pane, che un altro, nuovo al dolore, ne sarebbe rimasto strozzato.... E qui — con siinìl collegio e tali maestri e compagni - io vi trasporto di bollo, o carissimi, fino alla metà circa di luglio. Quanto al perchè, èccolo :