Pagina:Opere (Dossi) I.djvu/93

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62 L* ALTRIERI sensìbile alla chiassala e adocchiando machinal- mcnte, con un ca])o della tendina in bocca, le gràndini che, sul lello della rimessa risanavano di tegolo in tegolo, e le foglione delle pòvere paulonie che si slracciàvano, rompeva usi. cadendo a coprire i seni ieri. Kgli ò che comin- ciàvanmi allora i tocchi di una malinconìa dolce, profonda, la quale, come non vi sarà nuovo, strìnsemi violentissima poi e da cui non mi rifaccio che ora. Di tempo in tempo essa mi si serrava alla gola — giusto quando la coda del micio ingrossava — e alle gelate carezze di tale donna, pàllida, dai capelli nerissimi e dagli occhi eternamente sbattuti, cose e persone di una volta, a strato a strato, mi riapparivano. Io, per esempio, in quel punto ricamminavo coll’ànimo per una viuzza inondala dalle troscie dell’aqua, con la mia Già a braccio ; ella succinta, infagottala in un palandrano disgocciolaute, da uomo; io reggendo a fatica un gran parapioggia di cotonina rossa, mentre, intorno a noi ed a Xen- cia, la quale ci sgambava dietro calzala di malta ed arrabbiando sotto di un ombrellelto, la diluviava.... Xoi tornavamo da una cascina non molto lungi di casa dove eravamo stati a vedere un vitellino neonato.... babbo non lo sapeva.... e, come l’aqua che ci sorprendeva colà, continuava a flagello nè sembrava in voglia di sméttere, avevamo risolto pigliarla. Ah ! come rideva di gusto la piccolina serrandosi a mò, come mai Nencia, tutta a schizzi di fango, si affannava a gridarci : ma adagio.... vojaltri ! Madonna santa ! adagio. Io non posso proprio dirvi, quante volte stando così appensato — m’illuminasse il baleno e tentellàssero sotto al mio fronte i vetri pel bombare del tuono, nè fino a quando avrei