Pagina:Opere (Dossi) IV.djvu/67

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il ministro Magliani». Il suo monumento è una delle sòlite colossali puddinghe, sovra la quale si eleva un gruppo rappresentante il buon senso di Vittorio Emanuele. Il monumento è denso di allegorìe e di strafalcioni. Vi si scorge, ad es., un ardito giòvane (il 1848) che strappa un velo con modo sdegnoso dalle mani di una vecchia dal volto grinzoso ed ipòcrita (la calunnia), vi si tròvano parecchi gradini che condùcono alla sommità e sono posti di fianco perchè la Rivoluzione dovette divèrgere ed usare per raggiungere la meta, spesso, mezzi soltanto legittimati dall'indiscutìbile necessità. Quanto però dà maggiormente nell'occhio è la proposizione con cui si chiude il manoscritto illustrativo. «Edificando il monumento — scrive l'artista, ammiratore di Magliani, — L'Italia darebbe una somma ad usura alla curiosità mondiale. Il monumento entrerebbe cioè nel nòvero di quelli per visitare i quali è stabilita una tassa d'ingresso. Da ciò conseguirebbe che in breve corso di anni, lo Stato avrebbe dalla tassa ricavato, oltre le spese di custodia e di manutenzione, la somma sborsata, rimanendo poi sempre fonte di lucro

Ma affrettiamoci alle gemme della collezione.

Sono tre.

La prima reca il n. 163 ed il motto: hanc ratus sum partem meam. Il suo autore non è nè ingegnere nè architetto ma ha sempre avuto trasporto per l'architettura. Scusatosi per la temerità della sua fatica, propone l'erezione, in mezzo ad un lago, di un tempietto di forma quadrata che figurerà un galleggiante. Nel tempietto, le cèneri di Vittorio Emanuele. Il lago, tutt'intorno, sarà rotondo ed ottusangolato. Il tempio poggierà su quattro piloni a ciascuno de' quali sarà attaccata una barchetta di pietra, e, sovra il ponte di ciascuna barchetta, un leone pure di pietra,