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Pagina:Opere (Rapisardi) IV.djvu/138

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134 Il Giobbe


Sia maledetto il dì, sia maledetto
               Il giorno abbominato
In che nacqui e la notte in cui fu detto:
               Un altro maschio è nato.

Senz’astri, senza fior, senz’armonia,
               Freddo, scuro, deserto
Resti quel dì come la vita mia,
               Come sepolcro aperto:

Vasto sepolcro che di vita ha brama.
               Cor che il pianto divora,
Notte che l’alba eternamente chiama,
               Uom che la morte implora.

Perchè dall’alvo uscii? Perchè i ginocchi
               M’han pòrti? Perchè m’hanno
Le mamme offerte? Perchè schiusi ho gli occhi
               Al sole, anzi all’affanno?

Come leon che cada entro a profonda
               Fossa e rugghiando muore,
Entro il mal, che m’assiepa e mi circonda.
               Precipitò il mio cuore;