Pagina:Opere (Rapisardi) IV.djvu/36

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32 Il Giobbe

     Il purpureo pudor fioria le fronti,
     Tosto, di lui mascherator discreto.
     Sbocciava dalle bocche ilare il riso.
Si ravvivan fra tanto i colli, i campi
     535Di lieti crocchj, di festosi andazzi.
     Di curiose ragunate; al sole
     Sfoggiano di color varie le tende;
     E qui un austero narrator feroci
     Narra incontri di draghi e di guerrieri.
     540Là un cantor con monotona cadenza
     Sanguinosi rammenta odj ed amori.
Già presso era il corteo non più d’un tratto
     D’alato stral che sibilando cerchi
     Di fuggitivo capriolo il fianco;
     545Già il concitato scalpitar s’udía
     De’ focosi cavalli, a cui sul dosso
     Baldanzosi sedean di Giobbe i figli,
     D’ostro adorni e di bisso e d’arco armati.
     Destri non meno a governar poledri
     550Che a pascer greggi e seminar campagne.
     Eccoli: con tranquillo ordine in larga
     Schiera procedon rigorosi; sbuffano
     Le belle fere, e a larghi sprazzi candidi
     Gittano spume dalle bocche indocili;
     555Or caracollan lievi, ora s’impennano,
     Or saltellan così che par che danzino;