Pagina:Opere complete di Galileo Galilei XV.djvu/306

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288 avvertimento.

l’Autore l’indirizzò, mise in fronte alla seconda parte de’ suoi Enimmi1. Vanno ben anche sotto il suo nome tre Sonetti pubblicati già dal Salvini nei Fasti Consolari dell’Accademia Fiorentina, e due altri Sonetti e quattro Madrigali ultimamente messi in luce da Francesco Corazzini2; ma noi, per buone ragioni, ci permettiamo di dubitare dell’autenticità dei primi, e di rifiutare assolutamente i secondi.

Chi bene consideri la natura di Galileo, quale a pieno si manifesta nel suo carteggio familiare e nelle attestazioni dei contemporanei; chi avverta la qualità del suo umore poetico nelle Considerazioni al Tasso ed all’Ariosto, nel Capitolo della Toga, e nell’abbozzo di Commedia che siamo per pubblicare; chi ponga mente alla purezza e alla proprietà del dettato così di queste che di tutte le altre sue composizioni volgari; non potrà non trovare incompatibili col criterio che ne deriva i sospiri e le sdolcinature di cui ridondano i tre Sonetti esibitici dal Salvini, e molto più i magri concetti ed i modi stentati e pedanteschi degli ultimi componimenti dati fuori sotto il suo nome.


    il secondo verso della terzina antecedente alla punteggiatura, che è l’81 del Capitolo, dove dice:

    Tanto ch’ella s’imbuchi in qualche volta

    facendola dire:

    Tanto ch’ella s’imbuchi e si difenda».

    Questa correzione fu adottata dal Venturi; il quale, nel sopprimere qua e là parecchie terzine veramente licenziose (nel che peraltro noi ci siamo creduti in obbligo di non imitarlo), si permise di mutare alcuni versi per mantenere il legame della rima. Nelle altre parli la lezione del Venturi è in generale conforme al Codice Magliabechiano N. 358, Classe VII, che noi abbiamo più fedelmente di lui seguitato, e che è fra tutti i da noi consultali senza dubbio il migliore, e in più luoghi corretto d’una mano, che noi non saremmo alieni dal credere dello stesso Galileo.

  1. Dice il Malatesti nel pubblicar questo Sonetto: «Il Signor Galileo Galilei avendo letto la prima parte de’ miei Enimmi, non isdegnò di abbassar la sua famosa penna con la piacevolezza del verso, mandandomi il presente Sonetto, con esortarmi a fare la seconda parte».
  2. Miscellanea di cose inedite o rare, raccolta e pubblicata per cura di Francesco Corazzini. Firenze, 1853.