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Il padre suo fu Vincenzio di Michelangelo Galilei, gentiluomo versatissimo nelle matematiche e principalmente nella musica speculativa, della quale ebbe così eccellente cognizione, che forse tra i teorici moderni di maggior nome non v'è stato sino al presente secolo chi di lui meglio e più eruditamente abbia scritto, come ne fanno chiarissima fede l'opere sue pubblicate, e principalmente il Dialogo della musica antica e moderna, ch'ei diede alle stampe in Firenze nel 1581. Questi congiunse alla perfezione della teorica l'operativa ancora, toccando a maraviglia varie sorti di strumenti e particolarmente il leuto, in che fu celebratissimo nell'età sua.
Ebbe della Sig.ra Giulia Ammannati sua consorte più figliuoli, et il maggior de' maschi fu Galileo. Cominciò questi ne' prim'anni della sua fanciullezza a dar saggio della vivacità del suo ingegno, poiché nell'ore di spasso esercitavasi per lo più in fabbricarsi di propria mano varii strumenti e machinette, con imitare e porre in piccol modello ciò che vedeva d'artifizioso, come di molini, galere, et anco d'ogni altra macchina ben volgare. In difetto di qualche parte necessaria ad alcuno de' suoi fanciulleschi artifizii suppliva con l'invenzione, servendosi di stecche di balena in vece di molli di ferro, o d'altro in altra parte, secondo gli suggeriva il bisogno, adattando alla macchina nuovi pensieri e scherzi di moti, purché non restasse imperfetta e che vedesse operarla. Passò alcuni anni della sua gioventù nelli studii d'umanità appresso un maestro in Firenze di vulgar fama, non potendo 'l padre suo, aggravato da numerosa famiglia e constituito in assai scarsa fortuna, dargli comodità migliori, com'averebbe voluto, col mantenerlo fuori in qualche collegio,