Pagina:Opere complete di Galileo Galilei XV.djvu/359

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Intorno all'Aprile o al Maggio del 1609 si sparse voce in Venezia, dove allora trovavasi il Galileo, che da un tale Olandese fusse stato presentato al Sig.r Conte Maurizio di Nassau un certo occhiale, co 'l quale gli oggetti lontani apparivano come se fusser vicini, né più oltre fu detto. Con questa sola relazione, tornando subito il Sig.r Galileo a Padova, si pose a specularne la fabbrica, quale immediatamente ritrovò la seguente notte: poiché il giorno appresso, componendo lo strumento nel modo che se lo aveva immaginato, non ostante l'imperfezione de' vetri che poté avere, ne vidde l'effetto desiderato, e subito ne diede conto a Venezia a' suoi amici; e fabbricandosene altro di maggior bontà, sei giorni dopo lo portò quivi, dove sopra le maggiori altezze della città fece vedere et osservare gl'oggetti in varie lontananze a' primi Senatori di quella Republica, con lor infinita maraviglia; e riducendo lo strumento continuamente a maggior perfezione, si risolse finalmente, con la solita prodigalità nel comunicare le sue invenzioni, di far libero dono di questa ancora al Ser.mo Principe o Doge Leonardo Donati et insieme a tutto 'l Senato Veneto, presentando con lo strumento una scrittura nella quale ei dichiarava la fabbrica, gl'usi e le maravigliose conseguenze che in terra e in mare da quello trar si potevano.

In gradimento di così nobil regalo fu immediatamente, con generosa dimostrazione della Ser.ma Republica, ne' 25 d'Agosto del 1609 ricondotto il Sig.r Galileo a vita sua alla medesima lettura, con più che triplicato stipendio del maggiore che fusse solito assegnarsi a' lettori di matematica. Considerando fratanto il Sig.r Galileo che la facultà del suo nuovo strumento era sol d'appressare et aggrandire in apparenza quelli oggetti i quali senz'altro artifizio,