Pagina:Opere di Giovan-Batista Gelli.djvu/84

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e de l'avarizia loro, poichè si mettono a fare quel che non sanno, solamente per guadagnare.
Serpe.
Sì, ma molto più de la natura; che non ha proveduto a la salute vostra, come ella ha fatto a noi; prima, per darvi una complessione così debole e uno appetito tanto disordinato; e dipoi, de lo avervi insegnato la medicina, in un modo, che ella vi è piuttosto dannosa che utile.
Ulisse.
E che ha fatto la natura in questo meglio a voi che a noi?
Serpe.
Hacci dato primieramente una complessione tanto gagliarda, e uno appetito tanto regolato, che non ci spinge mai a far cosa alcuna che sia contro a la natura nostra. E dipoi, a le infermità nostre, molto più perfetta la medicina che a voi.
Ulisse.
Questo vo' io bene che tu mi provi con altro che con le parole solamente.
Serpe.
De la bontà e gagliardezza de la complessione, per essere ella cosa notissima per sè stessa, non vo' io ragionarti, ma de la temperanza de lo appetito. Considera, la prima cosa, il modo come noi ci cibiamo; chè tu non vedrai alcuno di noi che abbia mai voglia se non di quei cibi che son convenienti a la natura sua, e di questi ancora prende solamente quella quantità che è necessaria al suo nutrimento: dove a voi avvien tutto il contrario, perchè voi avete voglia di mille cose che vi nuocono, e non sapete anco moderarvi di non mangiare più che il bisogno vostro di quelle che vi piacciono.
Ulisse.
Certamente, che in questo siete voi più felici di noi.
Serpe.
Che dirò io ancora del bere? che, dove noi beviamo solamente tanto quanto fa bisogno a la conservazion nostra, voi bene spesso vi lasciate tirare tanto dal diletto che voi sentite nel vino, che voi non solamente vi inebriate, ma ne cavate mille varie infermità.
Ulisse.
Di questo non voglio io che tu ragioni, perchè in questo ha dimostrato la natura di volerci molto meglio che a voi, avendo dato a noi soli questo così prezioso liquore.
Serpe.
Sì, se ella vi avesse dato con esso l'appetito di