Pagina:Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini - Tomo 1.djvu/113

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intorno la vita e le opere di luciano. 105

per farli diventare uomini valenti (cap. 40). Le quali parole, come a me pare, sono indirizzate a tutti gli altri popoli e Sciti, e Galli, e Romani, e Germani: se voi ci biasimate, dite che sapete voi fare di meglio. Il modo onde è trattato questo argomento è bello e conveniente. Due savi ragionano tra loro: Solone greco dice parole gravi di sapienza civile, ed ornate di lepore ateniese: Anacarsi scita discorre col senno naturale, e con certa baldanza propria d’un barbaro; rispetta Solone, e sebbene non si persuada interamente, pure lo ascolta per imparare, e sempre lo ammira. Dialogo bellissimo, e degno di Platone per la materia e per l’arte.

LXIV. Il Ballo è un dialogo di molta erudizione, ma di non molto giudizio. Per lodare il ballo si dice che ei nacque con Amore generatore dell’universo, e stette prima tra i pianeti su le sfere, e poi discese su la terra, dove tutti i popoli l’accolsero come cosa bellissima e piacevolissima. Nella guerra, nelle feste religiose, nella tragedia, nella commedia si adopera il ballo. Poi dal ballo si passa alla Mimica ed ai mimi, e si loda quest’arte, e si discorre delle qualità che deve avere il buon mimo. Si crede dagl’interpetri che qui sia confusione, che si salti da una cosa ad un’altra: ed a me non pare. Imperocchè la mimica non è altro che ballo, direi quasi intelligente, rappresenta qualche cosa coi gesti e i movimenti del corpo. Ballo senza rappresentazione, solo dimenamento di persona, non è cosa d’arte, e non poteva essere soggetto di lode e di discorso. È vero che ora, come tra gli antichi, si distingue il ballo dalla mimica, ma è vero ancora che con la parola ballo ora s’intende, come s’intendeva, l’una cosa e l’altra. E però non mi pare che sì confondano cose che sono strettamente unite tra loro, e che parrebbero meno diverse se la forma fosse più corretta, e se il trapasso