Pagina:Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini - Tomo 1.djvu/129

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intorno la vita e le opere di luciano. 121

non muta il suo concetto, ma lo spiega più chiaramente. I veri savi chi li può biasimare? Ma siccome egli è persuaso che saper vero non c’è, o è tutt’altro da quel che si dice, così mentr’egli onora quei savi per alcune parti, per altre li canzona. Lo scettico stima un uomo dotto e savio, sebbene si rida delle sue opinioni: il motteggiatore motteggia anche il sapiente in quella parte che gli trova ridicola, ma non però lo spregia. Luciano era un cervello bizzarro che ne aveva per tutti; e se ei vivesse ora, ne avrebbe delle buone per chi gli vuol togliere due dialoghi bellissimi, e forse anche pel suo traduttore italiano.

LXIX. Il Menippo e l’Icaro-Menippo hanno il medesimo concetto: aver cercata e non aver trovata la verità su la terra, dove i filosofi dicono mille cose contraddittorie, e loro non si può credere. Nel Menippo si cerca la verità morale; nell’Icaro-Menippo la verità fisica ed intellettuale ancora.

Nel dialogo intitolato il Menippo o la Necromantia, Menippo dice così: Quand’io ero bimbo, e leggevo in Omero che gli Dei fanno adulterii, furti, incesti e cose simili, io le credevo lecite e sante, perchè le fanno gli Dei: ma fatto grandicello, seppi che le leggi proibiscono queste cose come misfatti, e le puniscono. Mi trovai imbrogliato, e ricorsi ai filosofi: peggio di peggio, m’imbrogliarono di più. Poeti no, leggi no, filosofi no, come dunque dovrò fare per conoscere il vero, e vivere bene? Pensa e ripensa, mi viene l’idea di ricorrere alla Necromantia. Allora che tutti ci credevano, quest’idea era naturalissima. Menippo adunque dice che egli si propose di scendere all’inferno e dimandare a Tiresia, savio ed indovino famoso, come si deve fare per menare una buona ed onesta vita in questo mondo. Descrive certi incantesimi, la discesa nell’inferno, dove vede in