Pagina:Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini - Tomo 1.djvu/138

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130 intorno la vita e le opere di luciano.

gitto; il Gallo ed il Naviglio, non si trova concetto particolare di Luciano, nè la sua maniera; ma si vede un moralista che satireggia su i generali, ed ora osserva la vita umana e ne deride la vanità, ora guarda la superbia dei potenti e si piace a vederla punita, ora il fasto e la mollezza dei ricchi che stanno in fondo a mille turpitudini, ed ora la stoltezza di quelli che agognano ricchezze e fanno castelli d’oro. Il pensiero di tutti e quattro pare sia uno, che la ricchezza e la potenza non sono un vero bene, ma una vanità, sono accompagnate da vizi orribili, e sono punite in questa vita e nell’altra. Tutti e quattro sono tenuti certamente spurii. Io per me affermo che solo gli Osservatori non mi pare dialogo genuino, e degli altri dubito. Non ho detto, nè credo che nella mente di Luciano non entrassero altri concetti che quelli di cui ho parlato, e che egli non sapesse altro che motteggiare la religione, la filosofia, e i cattivi artisti. La morale per sè stessa è tale argomento che ben egli poteva trattarlo; e Luciano pittore di costumi, vedeva l’insolenza dei ricchi, le sofferenze dei poveri, l’avidità di tutti, spettacolo ben grave in quel tempo, e degno di essere fedelmente ritratto. E se egli ne dipinse un lato piacevole nei suoi leggiadri Saturnali, non poteva ritrarne il lato tristo e più vero in tre dialoghi? Io dunque credo che per la materia possono appartenere a Luciano. Ci ha fantasia molta, ci ha molti sali e leggiadrie: manca la sola limpidezza del dettato: ma tutte le opere di uno scrittore sono tutte di egual pregio? Per queste ragioni io dubito, e non so dire nulla di certo.

Gli Osservatori sono Caronte e Mercurio, che declamano su le generali vanità del mondo, e per osservare queste generalità si fanno un ridicolo osservatorio di monti sovrapposti a monti: il che non e satira nè