Pagina:Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini - Tomo 1.djvu/368

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360 una vendita di vite all’incanto.


Compratore. O banditore, che dici? tu vendi un libero?

Mercurio. Io sì.

Compratore. E non temi che ti accusi di venderlo come schiavo, e ti citi innanzi l’Areopago?

Mercurio. Non gl’importa niente d’esser venduto: perchè crede che in ogni modo egli è libero.

Compratore. E che si potria fare di uno così sozzo e misero e lacero? appena fargli zappar la terra o portare acqua.

Mercurio. Potria fare anche il portinaio, assai più fedelmente dei cani. Sta’ certo: egli ha tutto del cane, anche il nome.1

Compratore. Di che paese egli è? e che dice di sapere?

Mercurio. Dimandane lui; chè è meglio così.

Compratore. Quella cera scura e severa mi fa temere che s’io me gli avvicino, non abbai e non mi morda. Vedi come solleva il bastone, aggrotta le sopracciglia, e guarda in torto e minaccioso?

Mercurio. Non temere: è cane domestico.

Compratore. Dimmi prima, o dabben uomo, di che paese tu se’?

Diogene. D’ogni paese.

Compratore. Che intendi dire?

Diogene. Che son cittadino del mondo.

Compratore. Di chi sei seguace?

Diogene. D’Ercole.

Compratore. E perchè non vesti anche la pelle del leone? La clava l’hai come lui.

Diogene. Questo mantello è per me pelle di lione. Come Ercole fo guerra ai piaceri; e non per comando, come lui, ma da me, ho preso l’uffizio di purgare la vita umana.

Compratore. Bell’uffizio: ma che sai particolarmente? che arte hai?

Diogene. Io sono il liberatore degli uomini, il medico delle loro passioni: in somma io sono il profeta della verità e della franchezza.

Compratore. Orbè, o profeta: e se io ti compero, in che modo tu mi ammaestrerai?

  1. Kύων, significa cane e cinico.