Pagina:Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini - Tomo 1.djvu/69

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intorno la vita e le opere di luciano. 61

mi così di passaggio senza biasimo nè derisione, e chiama i Cristiani infelici, κακοδαίμονες, quasi avendo pietà di loro che rinunziano ai godimento della bellezza, unico bene del mondo, non curano le ricchezze, e per la loro credulità bonaria sono facili ad essere aggirati e spogliati da ogni astuto impostore. Dove ragionerò particolarmente del Peregrino sarà ad evidenza dimostrato che egli non attaccò nè il Cristianesimo nè i Cristiani. Forse gli uomini timorati vorrebbero che Luciano per bene dell’anima sua fosse stato cristiano: ma se egli fosse stato cristiano non avrebbe combattuto il paganesimo con l’arme potente del ridicolo, perchè il combatterlo sarebbe stato per lui un affare grave e serio: quindi se il ridicolo di Luciano fu utile a distruggere la credenza antica, si deve esser contenti che egli non ebbe la nuova; e riconoscere che la Provvidenza a lui diede l’uffizio di distruggere ciò che non doveva rimanere, e ad altri quello di edificare ciò che doveva durare per molti secoli. Egli adunque non uscì del mondo greco, e non intese ad altro che a deridere il politeismo dei Greci, rappresentandolo come un ammasso di antichi errori, e di poetiche invenzioni non più credute e spregiate dalla ragione, ma ancora piacenti alla immaginazione; e però egli vi scherza, si piace di maneggiarli in mille guise, e di giocare con essi per dilettare sè stesso e quelli che sentono come lui. Lo schietto buon senso gli basta per questo giuoco. Se qualcuno piglia sul serio questi errori e queste fantasie, e le tiene per verità, ei lo motteggia e ne ride: ma se qualcuno le adopera per ingannare i semplici, allora egli con l’ira dell’uomo onesto si scaglia contro l’impostore, e non lo deride ma lo ferisce davvero. Egli adunque non tocca nè politica, nè cristianesimo: il suo concetto antireligioso riguarda schiettamente il politeismo greco.