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88 intorno la vita e le opere di luciano.

XLIX. Opere satiriche. Cominceremo da quelle che hanno la forma discorsiva, e poi verremo alle altre che hanno la forma dialogistica.

La servilità dei greci filosofi, relori, grammatici, musici, ed altri artisti e scienziati che stavano a mercede nelle case dei signori romani, e la grandigia di quei superbi ed ignoranti padroni dovevano offendere il libero animo ed il retto senso d’un Greco che amava e pregiava il sapere. Il libretto intitolato: Di quei che stanno coi signori, è una satira piuttosto amara che scherzevole, perchè faceva dolore a vedere il sapere prostrato vilmente; ed ha per iscopo di svolgere i Greci da quella vergogna. Da prima si cercano le cagioni che possano indurre uno a mettersi da se in questa servitù; poi si descrive con vivezza mirabile quanto bisogna durare ed affaticarsi per entrare in grazia del signore, il primo convito, i patti, l’ammissione in casa; poi le belle speranze che svaniscono, e le fatiche, le umiliazioni, i dispregi che bisogna sopportare. E qui lo scrittore, che talvolta ha preso un tuono violento, e talvolta un tuono di scherno, essendosi svelenito, torna alla sua natura, e piacevoleggia narrando il caso dello stoico Tesmopoli, che per viaggio portava nel mantello la cagnolina d’una signora. Dopo questo racconto naturalissimo e conveniente, viene la trista cacciata; ed infine, invece di epilogo, la descrizione di un quadro che rappresenta tutta la vita del mercenario. Ma se Luciano è costretto a parlare di ciò che tanto gli duole, e biasimare i suoi Greci, ei non risparmia neppure i romani signori, e ne svela le turpitudini, e ne ride. Questo scritto di concetto sì nobile, e di forma sì compiuta per ordine ed integrità di pensieri, per lucidezza di stile, per vivezza d’immagini, e per purità di lingua, è certamente di Lucia-