Pagina:Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini - Tomo 2.djvu/101

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di una storia vera. 93

che cagione di guerra ci aveva; ed egli: È Fetonte, il re degli abitanti del Sole (chè anche il Sole è abitato, come la Luna), che ci fa guerra da molto tempo: e la cagione è questa. Una volta io ragunata certa poveraglia del mio reame, pensai di mandare una colonia in Espero, che è un’isola deserta e non abitata da nessuno. Fetonte per invidia impedì questa colonia, assaltandoci a mezza via con una sua schiera di Cavaiformiche. Allora fummo vinti, perchè colti alla sprovveduta, e ci ritirammo; ma ora voglio io portargli la guerra, e piantar la colonia a suo marcio dispetto. Se voi volete esser meco a questa impresa, io vi darò un grifo reale per uno, ed ogni altra armatura: noi dimani partiremo. – Sia come a te piace, io risposi. Così rimanemmo a cenare con lui; ma il giorno appresso levatici di buon mattino ci disponemmo in ischiere, perchè le vedette segnalarono esser vicini i nemici. L’esercito era di centomila guerrieri, senza i bagaglioni, i macchinisti, i fanti, e gli aiuti forestieri: cioè erano ottantamila ippogrifi, e ventimila cavalcavano su gli Erbalati, uccelli grandissimi, che invece di penne sono ricoperti di foglie, ed hanno le ali similissime a foglie di lattughe. Vicino a questi v’erano schiere di Scagliamiglio, e di Aglipugnanti. Eran venuti anche aiuti dall’Orsa, trentamila Pulciarceri, e cinquantamila Corriventi. I Pulciarceri sono così chiamati perchè cavalcano pulci grandissimi, ognuno grande quanto dodici elefanti: i Corriventi son fantaccini, che volano senz’ale, a questo modo: si stringono alla cintura certe lunghe gonnelle, e facendole gonfiare dal vento come vele, vanno a guisa di navicelle, e questi nelle battaglie forniscono l’uffizio di truppe leggiere. Si diceva ancora che da certe stelle che influiscono su la Cappadocia dovevano venire settantamila Struzzipinconi, e cinquemila Cavaigrue; ma io non li vidi, perchè non vennero, onde non mi ardisco di descrivere come erano fatti: ma se ne contavano cose grandi ed incredibili. E queste erano le forze di Endimione. Le armi erano le stesse per tutti: elmi di baccelli di fave, chè le fave colà nascono grossissime e durissime; corazze a squamme, fatte di gusci di lupini cuciti insieme, chè lì il guscio del lupino è impenetrabile come il corno: scudi e spade come l’usano i Greci. Giunta l’ora della battaglia le schiere furono ordinate così: nel corno destro sta-