Pagina:Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini - Tomo 2.djvu/132

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124 il tirannicida.

voi mi dovete: e nol chiedo per cupidigia o avarizia, o perchè mi mossi per mercede a beneficare la patria, ma perchè voglio che la mia bella impresa abbia il suggello del premio, non rimanga spregiata ed ingloriosa, non sia stimata incompiuta ed indegna di premio.

E costui me lo contrasta, e dice, che a torto voglio essere onorato e premiato; che non ho ucciso io il tiranno; che non ho fatto secondo vuole la legge; ho mancato in qualche cosa, e non posso chiedere il premio. Or io dimando a costui: che altro vuoi da me? non ebbi cuore forse? non salii lassù? non l’uccisi? non vi liberai? forse qualcuno comanda ancora? qualcuno dispone? qualche padrone vi minaccia? qualcuno di quei ribaldi è fuggito? Non puoi dirlo. Per tutto è tornata la pace, le leggi valgono, la libertà è assicurata, la signoria ritorna al popolo, le nozze sono senza oltraggi, i garzoni senza paura, le vergini sicure, tutti i cittadini festeggiano la felicità comune. E chi è cagione di tutto questo? chi vi ha dato tanto bene, e tolti tanti mali? Se vi è altri più degno di me, gli cedo il premio, rinunzio alla ricompensa; ma se ho fatto io solo ogni cosa, io ardii, arrisicai, salii, uccisi, punii, con l’uno mi vendicai dell’altro: perchè tu calunnii questo bel fatto? perchè fai che il popolo mi sia ingrato?

Non hai ucciso proprio il tiranno, e la legge dà premio a chi uccide il tiranno. Ma dimmi: che differenza v’è tra ucciderlo, e dargli cagione di morire? Nessuna, cred’io. Il legislatore riguardò solamente gli effetti, la libertà, la signoria del popolo, la fine delle ingiustizie; e questi volle onorare, questi credette degni di premio: e di questi non puoi negare che la cagione son io. Se io uccisi chi fece uscir lui di vita, spensi anche lui: la morte fu opera mia, la mano fu sua. Non sottilizzare su la maniera della morte, non cercare il modo ond’egli è morto; ma se egli non è più, e se per cagion mia non è più. Così pare che tu voglia cercare un’altra cosa, e calunniare chi ha fatto un benefizio, se egli non di spada, ma d’un sasso, d’un bastone, d’un altro modo l’avesse ucciso. Oh che? e se io avessi assediata la rocca, e sforzatolo a morir di fame, diresti che io dovevo ucciderlo di mia mano, e che non ho eseguito appunto la legge, mentre quel ribaldo è morto di maggiore stra-