Pagina:Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini - Tomo 2.djvu/136

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128 il tirannicida.

il padre e se ne sconturbasse a vederlo; lamentavasi miseramente e chiamava il genitore, non suo aiuto e difesa (che sapevalo già vecchio e debole), ma spettatore delle domestiche sventure. Io che ero l’autore di tutta la tragedia mi ritiro, e lascio ad un altro attore il cadavere, la scena, la spada, e il resto della rappresentazione. Sovraggiunge egli, e vedendo l’unico figliuol suo già darei tratti, tutto insanguinato e pieno di ferite e di squarci profondi e mortali, così dice: Ohimè, figliuol mio, Siam perduti, siam morti, siamo uccisi come tiranni! Dov’è l’uccisore? perchè non uccide anche me? perchè mi risparmia, avendo ucciso te, o figliuolo? Forse mi spregia come vecchio, e per maggiore tormento vuole allungarmi la morte, ed uccidermi a poco a poco? — Così dicendo cercava una spada; che egli era disarmato, e confidava tutto nel figliuolo. E la spada non gli mancò: io già l’aveva preparata, e lasciata a quest’uso. E traendo dalla ferita la spada sanguinosa, dice: Poco fa mi uccidesti, ora ristorami, e vieni, o spada, a consolare un padre infelice, ad aiutare la vecchia mano: uccidimi, e toglimi di questo dolore. Oh t’avessi scontrata prima io! oh non si fosse mutato l’ordine del morire! Fossi morto, da tiranno sì, ma con isperanza di vendetta: non così senza figliuoli, senza neppur uno che mi uccida! — Così dicendo s’affrettò ad uccidersi, tremando, dibattendosi tra il desiderio e l’impotenza di morire.

Quante pene sono queste? quante ferite? quante morti? quanti tirannicidii? e quanti premii mi dovreste dare? Finalmente voi tutti vedeste quel giovane terribile fatto cadavere, e il vecchio abbracciato ad esso, e misto il sangue d’entrambi, libazione grata alla libertà vincitrice; vedeste la mia spada che tutto fece, e che stando in mezzo a tutti e due mostrava come non era stata indegna del suo padrone, e fedelmente mi aveva servito. Questo fatto mio solo era poca cosa: ora per la sua novità è splendidissimo. Il distruttore di tutta la tirannide son io: ma le parti sono state divise come in un dramma. La prima ho rappresentata io, la seconda il figliuolo, la terza esso tiranno; la spada servì a tutti.