Pagina:Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini - Tomo 2.djvu/262

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254 le immagini.

Licino. E udisti anche la favola che narrano i cittadini intorno a lei, come uno s’innamorò della statua, e nascosamente rimastosi nel tempio, si congiunse, come potè, con quella statua. Ma di ciò ti conterò un’altra volta: tu, giacchè dici di aver veduta questa, rispondimi un’altra cosa. E quella degli Orti in Atene, la Venere d’Alcamene, la vedesti mai?

Polistrato. Oh, sarei il più trascurato del mondo, se non avessi vista la più bella statua di Alcamene.

Licino. Non ti dimanderò, o Polistrato, se tu montando spesso su la cittadella, rimirasti la Sosandra di Calamide.

Polistrato. Anche questa ho mirata spesse volte.

Licino. E queste bastano. Mae delle opere di Fidia quale più ti piacque?

Polistrato. Quale? la Lennia;1 vi scrisse anche il suo nome Fidia; e l’Amazzone appoggiata all’asta.

Licino. Le più belle, o amico mio. Sicchè non c’è bisogno di altri artefici. Or io ti mostrerò, come posso, un’immagine composta di tutte queste, e che abbia il meglio di ciascuna.

Polistrato. Ed in qual modo può farsi cotesto?

Licino. Non è difficile, o Polistrato, se ora mettiam quelle immagini in mano all’Eloquenza, e le diam facoltà di ornare in altro modo, e comporre, e armonizzare il più acconciamente che può, serbando unità insieme e varietà.

Polistrato. Bene: se le pigli, e faccia ella. Voglio vedere come ne userà, e come di tante componendo una sola, non la farà sconcia.

Licino. Or vedi come ella fa l’immagine, così componendola. Da quella di Cnido piglia il solo capo; che il resto del corpo, che è nudo, non bisogna: la chioma, la fronte, e le ben delineate sopracciglia diamogliele come le fece Prassitele; negli occhi mettile quella languidezza, quel riso, quella grazia che Prassitele mise in quelli; le gote e tutto il dinanzi del viso le dia Alcamene da quella degli Orti; ed anche la svel-

    la. Ateneo dice che Prassitele nel fare quella statua ebbe a modello Frine sua amìca, e bellissima.

  1. Nella cittadella d’Atene era la statua di Minerva, detta Lennia, o da quei di Lenno che la dedicarono, o da un luogo in essa cittadella, chiamato Λίμναι.