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Pagina:Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini - Tomo 2.djvu/386

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XLV.

ICAROMENIPPO,

o

IL PASSANUVOLI.



Menippo ed un Amico.


Menippo. Dunque eran tremila stadii dalla terra sino alla luna, dove ho fatta la prima posata: di là fino al sole un cinquecento parasanghe;1 e dal sole per salir sino al cielo ed alla rocca di Giove ci può essere una buona giornata di aquila.

Amico. Deh, che vai strolagando fra te, o Menippo, e misurando gli astri? Da un pezzo ti seguo, e t’odo borbottare di sole e di luna, e con certe parolacce forestiere di posate e di parasanghe.

Menippo. Non ti maravigliare, o amico, se io parlo di cose celesti ed aeree: facevo tra me il conto d’un fresco viaggio.

Amico. E, come i Fenicii, tu dal corso degli astri misuravi il cammino?

Menippo. No, per Giove: io ho fatto un viaggio proprio negli astri.

Amico. Per Ercole, hai fatto un sogno ben lungo, se hai dormito per tante parasanghe senza avvedertene.

Menippo. Credi ch’io ti conti un sogno, se io torno or ora da Giove?

  1. Lo stadio corrispondeva a venticinque passi geometrici. Parasanghe; misura persiana di trenta stadii. I Persiani furono i primi ad usare le poste che si dicono inventate da Ciro.