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178 | dialoghi delle cortigiane. |
uomo, e che state insieme, e non so che fate tra voi. Che è? ti se’ fatta rossa? Dimmi, è vero questo?
Lena. È vero, o Clonetta; ma mi vergogno, che è una cosa sconcia.
Clonetta. Per Cerere, che faccenda è cotesta, e che vuole quella donna? Che fate quando siete insieme? Vedi? Non mi vuoi bene; se no, me lo diresti.
Lena. Ti voglio bene tanto! Quella donna è fieramente mascolina.
Clonetta. Non intendo bene che vuoi dire: forse è una tribade? Chè in Lesbo, dicesi, vi sono queste donne che non vogliono l’uomo, ma si accozzano con le donne a guisa d’uomini.
Lena. Una cosa simile.
Clonetta. Dunque, o Lena, contami tutto, come prima ti tentò, come ti persuase, e in seguito ogni cosa.
Lena. Avendo apparecchiata una gozzoviglia ella e Demonassa, quella di Corinto che anche è ricca e fa la stess’arte di Megilla, tolsero me per sollazzarle con la cetra. Poi che sonai, ed era notte, e già ora di andare a letto, ed esse erano ubbriache: Via, o Lena, disse Megilla, è ora di dormire, corcati qui con noi, in mezzo a tutte e due.
Clonetta. Ti corcasti già: e poi che avvenne?
Lena. Mi cominciarono a baciare come fanno gli uomini, non solo attaccando le labbra, ma aprendo un poco la bocca, e mi abbracciavano, e mi titillavano i capezzoli, e Demonassa mi mordeva ancora mentre mi dava baci. Io non poteva capire che volevano fare. Indi a poco Megilla essendosi riscaldata, si toglie del capo una parrucca, che non le pareva ed era capelli naturali, e resta con la testa rasa come una mano, come l’hanno i più robusti atleti. Io mi spiritai a vederla, ed ella: Hai veduto mai, o Lena, un così bel giovanotto? - Io non vedo, dissi, qui giovanotto, o Megilla. - Ed essa: Non mi fare femmina, chè io mi chiamo Megillo, e già sposai questa Demonassa, ed ella è moglie mia. - A questo, o Clonetta, io mi messi a ridere, e risposi: Tu dunque, o Megillo, eri uomo, e noi nol sapevamo, e come dicono d’Achille, ti nascondevi sotto gonna di donzella. Ed hai quello dell’uomo? e