Pagina:Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini - Tomo 3.djvu/97

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dell’ambra 89

ste parole mi colpirono forte; e tacqui scornato, che proprio come un fanciullo c’era caduto, a credere ai poeti che dicono le più sperticate bugie, e non mai una verità. Ora fallitami quest’una speranza non piccola, mi affliggevo come se l’ambra mi fosse proprio sfuggita delle mani; perchè già io avevo immaginato quali e quanti usi ne dovevo fare. Ma un’altra cosa credevo si davvero di trovarcela, molti cigni cantanti su le rive del fiume, edi nuovo dimandai ai barcainoli, che si rimontava ancora: E i cigni a qual’ora cantano quel melodioso canto, stando su le sponde del fiume di qua e di là? Dicesi che essi furono uomini, compagni d’Apollo, e bravi cantatori, e che in questi luoghi furono mutati in uccelli, e però cantano ancora non dimentichi della musica. E quei con un’altra risata mi risposero: Oggi, galantuomo, non la finirai di dire fandonie contro il nostro paese ed il fiume? Noi che andiam sempre su l’acqua, e che da fanciulli facciamo il mestiere su l’Eridano, di rado vediamo pochi cigni nei greti del fiume, ma fanno un po’ di gracchiare si scordato e sottile, che i corvi e le cornacchie sono sirene a fronte ad essi: cantare dolce, e come l’hai detto tu, nemmeno per sogno l’abbiamo udito: e però ci fa maraviglia come nei paesi vostri corrano queste novelle di noi. Così spesse volte si cade in inganno, prestando fede a chi esagera le cose. Onde anche io ora temo per me, che voi testé venuti, e che la prima volta mi ascoltate, sperando di trovare non so quali ambre e cigni nelle cose mie, tra poco ve ne anderete ridendo di chi vi dava ad intendere che v’è tanta bella roba nei miei discorsi. Ma io chiamo in testimonio tutto il mondo, che né voi né alcun altro mi ha udito, né mi udirà mai, vantarmi delle cose mie. Altri non pochi incontrerete, veramente fiumi Eridani, su i quali non ambra, ma oro proprio stilla dai discorsi, e sono più melodiosi dei cigni poetici: il mio dire lo vedete com’è, semplice, alla buona, e senza sonorità alcuna. Onde badate che aspettandovi troppo da me, non vi accada come a quelli che guardando una cosa nell’acqua, credono che la sia tanto grande quanto pare a vederla da su, dilargandosi l’immagine per la luce refratta;1 quando la cavano fuori, tro-

  1. Εὐρυνομένης τῆς σκιᾶς πρὸς τὴν αὐγήν, dilargatasi l’ombra alla luce. Ma qui l’ombra è l’immagine della cosa; e la luce è la luce refratta, come