Lascia le uggiose dovizie e l’ardua
Mole sorgente fino alle nuvole;
D’ammirar cessa il fumo e il fasto
12E il fracasso di Roma beata.
Spesso ed a’ ricchi mutar gradevole
E schiette cene, sott’esso a povero
Lare senza tappeti ed ostro,
16Appianaron la fronte pensosa.
Già mostra il chiaro padre d’Andromeda
L’occulto foco; Procione infuria;
Del pazzo Leone a la stella
20Torna il Sole e i giorni arsi rimena.
Già il pastor l’ombre col gregge languido
E il rivo cerca stanco e dell’ispido
Silvano i dumeti; già manca
24Di vaghe aure la tacita riva.
Tu alla Cittade che stato addicasi
Curi; ansio scruti che a Roma ordiscano
I Seri e la Battria, regnata
28Già da Ciro, ed il Tanai discorde.