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Pagina:Opere di Mario Rapisardi 5.djvu/190

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190 Le Odi di Orazio


Nè ormai pregevoli gemme, nè porpore
    Còe ti riportano gli anni, che il celere
        Tempo ha serbati e chiusi
        16Per entro a’ fasti publici.

Dove, ahi, la grazia, il color, gli agili
    Moti fuggirono? Ahi, che più rèstati
        Di lei, di lei che amore
        20Spirava e a me toglievami,

Dopo di Cìnara beltà propizia
    E d’arti amabili chiara? Ma a Cìnara
        Diè brevi anni la sorte,
        24E serba Lice incolume,

A vetustissima cornacchia simile,
    Acciò che i fervidi garzoni vedano,
        Non senza molto riso,
        28Mutato il foco in cenere.