Pagina:Opere di Mario Rapisardi 5.djvu/261

Da Wikisource.

Comizio di Pace 261


Dal muto cenobio, dal fòro solenne,
     Dall’avida reggia, dal pio casolare,
     A te da la valle, dal monte, dal mare
     36L’umano pensiero lingueggia perenne:

Perenne lingueggia qual fiaccola, accesa
     Da un fulmine forse nell’ombra remota,
     Che ognor di sè stessa si ciba, ed illesa
     40Traversa avvivando la tenebra ignota.

Indarno? E chi il dice? Dell’arduo mistero
     Qual magica verga spezzato ha la chiostra?
     Al mar, che di sangue perpetuo s’innostra,
     44Qual braccio ha rapito la coppa del Vero?

Dell’opera ingrata che gli animi lima,
     Del torvo conflitto di stolti e di rei,
     O stella che sorgi dell’essere in cima,
     48O candida Pace, tu il premio ben sei.

Tu buona ci saldi le piaghe profonde,
     Che il ferro ci aperse d’un perfido iddio:
     Un’aura di blando perdono e d’oblio
     52La rosea tua bocca nell’anime infonde.