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292 L’Isola

     Dal mio ciglio la terra; ecco, al sorriso
     70Di costei novo ciel s’apre al mio core.
Volgi, o fiume immortal, volgi i tuoi flutti.
     Quell’io non son, che doloroso e stanco,
     Piegando il capo a’ torvi casi e agli anni,
     Calar vidi su me picea la notte?
     75Una candida pace ora si stende
     Sovra l’anima mia; sorge una nova
     Fede, e la sera del pensier ravviva.
     Tal fra’ pallori d’un tramonto il bianco
     Espero nasce, e il cielo ultimo allieta.
80Volgi, o fiume immortal, volgi i tuoi flutti.
     Ira e dolor non più: le procellose
     Punte, in cui ruppi generoso il fianco,
     (Nè già del sangue, onde le tinsi, io gemo)
     Da lontano rimiro, e perigliosa
     85Meno e men triste a me la vita appare.
     Così ne’ chiari plenilunj un latteo
     Vapore irriga le ronchiose balze
     Di Mongibello, ed una indefinita
     Soavità le rocce ispide vela.
90Volgi, o fiume immortal, volgi i tuoi flutti.
     Nel vano azzurro una sembianza: Amore;
     Nel tetro abisso una parola: Amore;
     Amor, goccia di pianto e di rugiada
     Nel fiume eterno, ne l’immenso mare.