Pagina:Opere di Mario Rapisardi 5.djvu/322

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O nato all’affanno d’impervj misteri.
     Il fascino accogli dell’ora, e ti adergi:
     Su l’ala che sfida la fiamma dei veri
     Nel baratro vivo dei cieli t’immergi!

A te, se infierito non t’abbiano il senso
     Circèi beveraggi fra lutei diletti,
     Non biechi divieti, non termini abjetti,
     Non mostri o giganti precludon l’Immenso.

Non odi? Dal grembo dell’isole erranti
     C’han pari alla terra le fasi e i destini,
     Un popol secreto di spiriti affini
     Te chiama con voce sol nota agli amanti.

Mille esseri novi non anco spíati
     Dall’avida lente che i cieli disserra,
     Veduti soltanto dall’alma dei vati,
     Sentiti da’ cori cui poca è la terra,

D’audaci richieste premendo l’Ignoto,
     Urtandosi a’ valli dell’ombra aborrita,
     A te simiglianti sollevan pe ’l vuoto
     Un inno, tra’ solchi di morte, alla Vita.