Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
44 | Le Odi di Orazio |
Ponmi ne’ pigri campi ove nessuna
Arbor si allieti d’un alito estivo,
Del mondo in loco tal cui nebbia e Giove
20Maligno opprima;
Ponmi in paese che, vicino troppo
Al solar carro, uopo non ha di tetti.
Io Lalage amerò che dolce ride,
24Che dolce parla.
XXIII.
Da me sgattàjoli, Cloe, qual cerbiattolo
Che in monti impervj chiami la pavida
Madre, non senza un vano
4Timor di selva e d’aure;
Chè se le tremule foglie stormiscano
D’aprile a’ zefiri, se le lucertole
Verdi smovano un rovo,
8Core e ginocchi ei trepida.