Pagina:Opere di Niccolò Machiavelli I.djvu/133

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delle chiese della Magna come a lui pareva. Morì, in questi tempi, la contessa Matelda, e lasciò erede di tutto il suo stato la Chiesa. Dopo la morte di Pascale e di Errico IV, seguirono più papi e più imperadori, tanto che il papato pervenne ad Alessandro III, e lo Imperio a Federigo Svevo, detto Barbarossa. Avevano avuto i pontefici, in quelli tempi, con il popolo romano e con gli imperadori molte difficultà, le quali al tempo del Barbarossa assai crebbero. Era Federigo uomo eccellente nella guerra, ma pieno di tanta superbia che non poteva sopportare di avere a cedere al Pontefice; nondimeno nella sua elezione venne a Roma per la corona, e pacificamente si tornò nella Magna. Ma poco stette in questa opinione, perché tornò in Italia per domare alcune terre in Lombardia che non lo ubbidivano; nel quale tempo occorse che il cardinale di S. Clemente, di nazione romano, si divise da papa Alessandro, e da alcuni cardinali fu fatto papa. Trovavasi in quel tempo Federigo imperadore a campo a Crema; con il quale dolendosi Alessandro dello Antipapa, gli rispose che l’uno e l’altro andasse a trovarlo e allora giudicherebbe chi di loro fussi papa. Dispiacque questa risposta ad Alessandro; e perché lo vedeva inclinato a favorire l’Antipapa, lo scomunicò e se ne fuggì a Filippo re di Francia. Federigo intanto, seguitando la guerra in Lombardia, prese e disfece Milano, la qual cosa fu cagione che Verona, Padova e Vicenza si unirono contro a di lui, a difesa comune. In questo mezzo era morto lo Antipapa, donde che Federigo creò in suo luogo Guido da Cremona. I Romani, in questi tempi, per la assenza del Papa e per gl’impedimenti che lo Imperadore aveva in Lombardia, avevono ripreso in Roma alquanto di autorità, e andavano ricognoscendo la ubbidienza delle terre che solevono essere loro subiette. E perché i Tusculani non vollono cedere alla loro autorità, gli andorono popularmente a trovare; i quali furono soccorsi da Federigo, e ruppono lo esercito