Pagina:Opere di Niccolò Machiavelli II.djvu/135

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i popoli della valdichiana. 125

in modo che mai per alcun tempo potessero nuocere. E a questo ultimo i Romani avevano due modi, l’uno era di rovinare le città, e mandare gli abitatori ad abitare a Roma, l’altro o spogliarle degli abitatori vecchi e mandarvi dei nuovi, o lasciandovi i vecchi mettervi tanti dei nuovi, che i vecchi non potessero mai nè macchinare nè deliberare alcuna cosa contra al Senato. I quali due modi dello assicurarsi usarono ancora in questo giudizio, disfacendo Veliterno, e mandando nuovi abitatori in Anzio. Io ho sentito dire, che la istoria è la maestra delle azioni nostre, e massime de’ principi, e il mondo fu sempre ad un modo abitato da uomini che hanno avuto sempre le medesime passioni, e sempre fu chi serve e chi comanda, e chi serve mal volentieri, e chi serve volentieri, e chi si ribella ed è ripreso. Se alcuno non credesse questo si specchi in Arezzo l’anno passato, e in tutte le terre di Valdichiana, che fanno una cosa molto simile a quella de’ popoli Latini: quivi si vede la ribellione, e dipoi il riacquisto, come quì, ancora che nel modo del ribellarsi e del riacquistare vi sia differenza assai, pure è simile la ribellione e il riacquisto. Dunque se vero è che le istorie sieno la maestra delle azioni nostre, non era male per chi aveva a punire e giudicare le terre di Valdichiana pigliare esempio e imitare coloro che sono stati padroni del mondo, massime in un caso, dove e’ vi insegnano appunto come vi abbiate a governare perchè come loro fecero giudizio differente, per esser differente il peccato di quelli popoli, così dovevi fare voi, trovando ancora ne’ vostri ribellati differenza di peccati. E se voi dicessi, noi l’abbiamo fatto, direi che si fosse fatto in parte, ma che si sia mancato nel più e nel meglio. Io giudico ben giudicato, che a Cortona, Castiglione, il Borgo, Fojano si siano mantenuti i capitoli, siano vezzeggiati, e vi siate ingegnati riguadagnarli con i beneficj, perchè io gli fo simili ai Lanuvini, Aricini, Nomentani, Tusculani e Pedani, de’ quali nacque da’ Romani un simile