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di francia. 139

Sono i popoli di Francia umili e ubbidientissimi, ed hanno in grande venerazione il loro Re. Vivono con pochissima spesa per la abbondanza grande delle grasce; ed anche ognuno ha qualche cosa stabile da per se. Vestono grossamente e di panni di poca spesa; e non usano seta di nessuna sorte, nè loro nè le donne loro, perchè sarebbono notati dalli gentiluomini.

Li vescovadi del regno di Francia, secondo la moderna computazione, sono numero cvi. computati Arcivescovadi xviii.

Le parrocchie un milione e dcc. computate dccxl. Badie. Delle priorie non si tiene conto.

L’entrata ordinaria o straordinaria della corona non ho potuto sapere, perchè ne ho domandati molti e ciascuno mi ha detto essere tanta quanta ne vuole il Re. Tamen qualcuno dice una parte dell’ordinario, cioè quello che è detto presto danajo del Re, si cava di gabella, come pane, vino, carne, e simili ha scudi un milione e dcc. mila; e lo straordinario cava di taglie quanto lui vuole, e queste si pagano alte, basse come pare al Re; ma non bastando si pongono preste, e raro si rendono; e le domandano per lettere regie in questo modo: Il Re nostro Sire si raccomanda a voi, e perchè ha fauta d’argento vi priega li prestiate la somma che contiene la lettera. E questa si paga in mano del ricevitore del luogo, e in ciascuna terra ne è uno, che riscuote tutti i proventi, così gabelle come taglie e preste.

Le terre suddite alla corona non hanno fra loro altro ordine che quello che li fa il Re in far danari o pagar dazi, come di sopra.

L’autorità de’ Baroni sopra i sudditi è mera. L’entrata loro è pane, vino, carne, come di sopra, e tanto per fuoco l’anno; ma non passa sei o otto soldi per fuoco, di tre mesi in tre mesi. Taglie o preste non possono porre senza consenso del Re; e questo raro si consente.