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more di pena e, sopra tutto, deve fare che l’esercito non sappia a che fazione egli lo guida; perchè non è cosa nella guerra più utile che tacere le cose che si hanno a fare. E perchè uno subito assalto non turbi i tuoi soldati, li dèi avvertire ch’egli stieno parati con l’armi; perchè le cose previse offendono meno. Molti hanno, per fuggire le confusioni del cammino, messo sotto le bandiere i carriaggi e i disarmati, e comandato loro che seguino quelle, acciocchè, avendosi, camminando, a fermare o a ritirare, lo possano fare più facilmente, la quale cosa, come utile, io appruovo assai. Debbesi avere ancora quella avvertenza nel camminare, che l’una parte dell’esercito non si spicchi dall’altra, o che, per andare l’uno tosto e l’altro adagio, l’esercito non si assottigli, le quali cose sono cagione di disordine. Però bisogna collocare i capi in lato che mantengano il passo uniforme, ritenendo i troppo solleciti e sollecitando i tardi; il quale passo non si può meglio regolare che col suono. Debbonsi fare rallargare le vie, acciocchè sempre una battaglia almeno possa ire in ordinanza. Debbesi considerare il costume e le qualità del nemico, e se ti suole assaltare o da mattino o da mezzo dì o da sera, e s’egli è più potente co’ fanti o co’ cavalli; e, secondo intendi, ordinarti e provvederti. Ma vegnamo a qualche particolare accidente. Egli occorre qualche volta che, levandoti dinanzi al nemico per giudicarti inferiore, e per questo, non volere fare giornata seco, e venendoti quello a spalle, arrivi alla ripa d’un fiume il quale ti toglie tempo nel passare, in modo che il nemico è per raggiungerti e per combatterti. Hanno alcuni, che si sono trovati in tale pericolo, cinto l’esercito loro dalla parte di dietro con una fossa, e quella ripiena di stipa e messovi fuoco; dipoi passato con l’esercito senza potere essere impediti dal nemico, essendo quello da quel fuoco che era di mezzo ritenuto.