Pagina:Opere di Niccolò Machiavelli VI.djvu/17

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dir meglio come una mercatura, in cui i soldati erano la merce, e i capitani gl’incettatori e i mercanti. L’idea d’interesse prevalendo alla fedeltà degl’impegni, restavano i Principi ed i governi inermi ed abbandonati, subito che i Condottieri venivano dal nemico tentati con più vantaggiose condizioni. Aggiungasi che facendo a proposto per costoro la guerra, procuravano di fomentare le turbolenze, o le facevano nascere a bella posta, come l’unico mezzo per essi di sostenere e tener ferma una truppa di facinorosi sotto la loro bandiera. Questa specie di soldatesca non poteva essere nè valorosa nè disciplinata, non avendo subordinazione, e non essendo mossa da alcun virtuoso e nobile motivo. Niun piano ben concertato di operazioni, dova la somma delle forze consisteva nella raunanza di più schiere di Venturieri, ignoranti della tattica, senza infanteria, e molte volte fra di loro nemici. Le battaglie si riducevano a un urto di cavallerìa, la quale composta di mass inflessibili, sconcertata che fosse una volta, tutto era perduto senza rimedio. Ed ecco in qual maniera la Nazione Italiana, più memorabile per le sue virtù, che rispettata per le sue vittorie, e per l’immensa estensione del vasto suo Impero, ridotta per la sua corruzione ad essere calpestata da un capo all’altro da ventimila Francesi sotto Carlo VIII. saccheggiata dipoi da un pugno di Spagnuoli e di Alemanni, non riteneva più del suo antico splendore, che un funesto allettamento ad essere invasa, e non presentavasi, che come una preda fra i denti di diversi mastini, che si battevano fra di loro per istrapparsela di bocca. In quello stato di cecità, d’inerzia, e di miseria ella comparve al genio superiore del Machiavelli, il quale per mezzo di uno studio profondo, e di una perfetta penetrazione nell’ani-