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atto secondo. | 171 |
- Callimaco
- Se non vi dà briga altro che cotesto, lasciatene la cura a me.
- Nicia
- Come si farà?
- Callimaco
- Dirovelo: io vi darò la pozione questa sera dopo cena; voi gliene darete bere e, súbito, la metterete nel letto, che fieno circa a quattro ore di notte. Dipoi ci travestiremo, voi, Ligurio, Siro ed io, e andrencene cercando in Mercato Nuovo, in Mercato Vecchio, per questi canti; ed el primo garzonaccio che noi troviamo scioperato lo imbavagliereno, ed a suon di mazzate lo condurreno in casa ed in camera vostra al buio. Quivi lo mettereno nel letto, direngli quel che gli abbia a fare, non ci fia difficultà veruna. Dipoi, la mattina, ne manderete colui innanzi dì, farete lavare la vostra donna, starete con lei a vostro piacere e sanza periculo.
- Nicia
- Io sono contento, poichè tu dì, che Re e Principi e Signori hanno tenuto questo modo. Ma sopratutto, che non si sappia, per amore degli Otto!
- Callimaco
- Chi volete voi che lo dica?
- Nicia
- Una fatica ci resta, e d’importanza.
- Callimaco
- Quale?
- Nicia
- Farne contenta mogliama, a che io non credo che la si disponga mai.
- Callimaco
- Voi dite el vero. Ma io non vorrei innanzi essere marito, se io non la disponessi a fare a mio modo.
- Ligurio
- Io ho pensato el rimedio.
- Nicia
- Come?
- Ligurio
- Per via del confessore.
- Callimaco
- Chi disporrà el confessore, tu?
- Ligurio
- Io, e danari, la cattività nostra, loro.
- Nicia
- Io dubito, non che altro, che per mie detto la non voglia ire a parlare al confessore.
- Ligurio
- Ed anche a cotesto è rimedio.