Pagina:Opere di Niccolò Machiavelli VI.djvu/438

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418 capitolo

E questa parte accresce, e quella abbassa,
     Varia le ripe, varia il letto, il fondo,
     156E fa tremar la terra, donde passa:
Così Fortuna col suo furibondo
     Impeto molte volte or quì, or quivi
     159Va tramutando le cose del Mondo.
Se poi con gli occhi tuoi più oltre arrivi,
     Cesare, ed Alessandro in una faccia
     162Vedi quelli, che fur felici vivi.
Da questo esempio, quanto a costui piaccia,
     Quanto grato li sia, si vede scorto,
     165Chi l’urta, chi la pigne, o chi la caccia.
Pur nondimanco al desiato porto
     L’un non pervenne, e l’altro di ferite
     168Pieno fu all’ombra del nimico morto.
Appresso questi son genti infinite,
     Che per cadere in terra maggior botto,
     171Son con costei altissimo salite.
Con queste giace preso, morto, e rotto,
     Ciro, e Pompeo, poichè ciascheduno
     174Fu da Fortuna infin al Ciel condotto.
Avresti tu mai visto in loco alcuno;
     Come un’aquila irata si trasporta,
     177Cacciata dalla fame, e dal digiuno?
E come una testuggine alto porta,
     Acciocchè il colpo del cader la ’nfranga,
     180E pasca se di quella carne morta?
Così Fortuna, non che vi rimanga,
     Porta uno in alto, ma che rovinando
     183Ella sen goda, ed ei cadendo pianga.
Ancor si vien dopo costor mirando,
     Come d’infimo stato alto si saglia,
     186E come ci si viva variando.