Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo I.djvu/149

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volta dovea giudicare cause di questa natura, pensava essere parte della religione il darle vinte a quelli, che in nome di cosa sacra occupata avessero l’altrui roba; e con ciò stabiliva un principio di diritto, che gli avversarii de’ sacerdoti dovessero soccombere. Ed egli medesimo i beni malamente acquistati dagli altri, o questi vivessero ancora, o fossero morti, applicava alle chiese, onde così e coprire colla pietà il delitto, e fare che le facoltà mai più non potessero ritornare ai vessati possessori. Anzi per questa sua mal intesa pietà egli s’insanguinò d’infinite stragi. Fece eziandio una specie di guerra per ridurre tutti ad una sola credenza intorno a Cristo; e con tale sembianza di religione levò la vita agli altri, credendo non essere omicidio quello che si commettesse sui popolari aventi opinione diversa. Ed era sempre intento a ruinare i popoli a modo, che colla moglie Teodora non cessava mai di cercarne le occasioni: poichè come nelle cupidità erano entrambi somigliantissimi, così lo erano ancora ne’ costumi e nella perversità, sebbene palesemente mostrassero d’essere discordi, onde precipitare i sudditi in ruina.

Era Giustiniano d’animo più leggiero dell’asciutta polvere, e facilissimo a tirarsi qua e là, eccetto che alla umanità, e lungi da turpe azione. Le orecchie largamente apriva agli adulatori, ai quali facilmente avrebbe creduto, se detto gli avessero ch’egli sarebbe una volta o l’altra salito per aria. E Triboniano sedendogli accanto dichiarava di temer fortemente di vederselo rapire in cielo per la singolare sua pietà: lode, o meschinità, che costantemente avea presente nell’animo.