Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo I.djvu/166

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tale attentato corsero a rifugiarsi nella chiesa di s. Sofia, si nascosero nel battisterio, e alla sacra vasca attaccaronsi colle mani; ma tanto le vessò, e in tante angustie e miserie gittolle l’Augusta, che per liberarsene dovettero cedere a quelle nozze. Così per lei non fu sicuro nemmeno il diritto di quel sacro asilo. Adunque esse, che aveano alle loro nozze aspiranti giovani di nobiltà patrizia, vennero date spose a uomini pitocchi, abbietti, e ben lontani dalla dignità di esse. La loro madre, vedova anch’essa, facendo violenza alle lagrime, e alla profonda tristezza sua, dovette assistere a quelle nozze. In appresso poi Teodora, detestando il proprio attentato, cercò di consolare quelle giovani, a dignità inalzando l’uno e l’altro marito: ma ciò non portò conforto alcuno a quelle meschine a cagione che que’ due ribaldi si condussero, siccome in breve dirò 1, verso quelli che alla loro giurisdizione erano soggetti, con una crudeltà intollerabile. Nè Teodora purchè a’ suoi capricci soddisfacesse prendevasi pena alcuna de’ riguardi dovuti alle magistrature, e alla dignità, e al bene dello Stato.

Nel tempo ch’essa era ancora sulla scena, per opera di un suo amico rimase incinta; e troppo tardi se ne accorse, perchè potesse fare effetto quanto a sconciarsi, come era solita fare in simili occorrenze, giovar le potesse: onde fu costretta a seguire il corso della natura, e a partorire. Ma veggendo quegli, che del nato figlio era genitore, com’ essa era trista e sdegnata del

  1. Di questi non trovasi che Procopio abbia più parlato: il che accusa qualche lacuna.