Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo I.djvu/168

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imbellettate adultere liberamente vivere in braccio ai loro corruttori, i quali ottenevano anche dignità e posti eminenti in premio della loro scelleraggine. Per lo chè i mariti per la maggior parte, onde non esporsi a maggiori guai, dissimulavano piuttosto l’empia lussuria delle mogli; e molte volte ne coprivano gli eccessi, perchè non si facessero palesi.

Teodora di tale maniera si era fatta arbitra del governo, che a capriccio suo creava Magistrati, e Sacerdoti: ogni sua cura di più mettendo affinchè alcun probo ed integro uomo, che a lei non avesse voluto ubbidire, non giugnesse mai ad ottenere dignità. Volle inoltre tutto presso di sè il diritto de’ matrimonii; e nissuno poteva farsi sposo a sua volontà; ma improvvisamente avveniva che dovesse prendersi per moglie, non la donna come pur s’usa anche tra i Barbari, che a lui piacesse, ma quella che piacesse a Teodora. E questa era pure la sorte delle fanciulle, che doveano sposare contro loro voglia l’uno o l’altro uomo, che loro venisse indicato.

Sovente accadde che violentemente essa strappò dal talamo la sposa, e ruppe il matrimonio di chi altamente sdegnato gridava non acconsentire egli a tal fatto. Questa ingiuria essa fece a molti, ed in particolare al referendario Leonzio, e a Saturnino, tosto che dopo gli sponsali fu morto Ermogene, maestro degli officii. Avea Saturnino per pronipote una donzella nubile, libera ed onesta, la quale, mancato di vita Ermogene, Cirillo, padre di lei, avea a Saturnino fidanzata. Era già stato apparecchiato per gli sposi il talamo, quando Teodora fece cacciare Saturnino in prigione: indi tratto poi in