Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo I.djvu/246

Da Wikisource.
212

ebbe il comando di alcune coorti contro i Persiani a difesa degl’Iberii. In appresso fu tribuno de’ soldati in Dara; quindi comandante supremo dell’esercito romano in Oriente. In fine fu collo stesso grado spedito in Africa, e in Italia. Egli era di un luogo situato tra l’Illirio e la Tracia, chiamato Germania, onde alcuni credettero, che fosse germano di nazione: il che non sussiste. Di codesta Germania, di cui Belisario era originario, o in cui fors’anche era nato, trovasi fatta menzione presso varii scrittori, e spezialmente presso quelli, che hanno trattato de’ vescovi orientali, apparendo che quelli che risedevano in quella città, erano insigniti del grado metropolitico.

2.° Non è a cercarsi il nome di Fozio ne’ fasti consolari; e nondimeno Belisario diceva il vero dicendogli: ti alzai alla dignità consolare. È dunque a sapersi, che usarono gl’Imperadori di dare per diploma questo titolo onorevole a parecchi; e ciò viene anche da Procopio accennato nel lib. 3 della Guerra gotica, ove accenna alcuno console di puro titolo. Ciò era stato indicato prima da Seneca, il quale dice di sè: mi fece console non ordinario. Siffatti consoli chiamavansi anche onorarii, o codicillarii: noi li diremmo di carta pecora. Nella Corte di Costantinopoli erano detti Ipati. Furono dunque consoli di tale maniera que’ Dogi veneti, che veggiamo distinti col titolo d’Ipati?

CAPO V.

1.° Perciò che spetta alla Storia di Giovanni cappadoce, valga l’Appendice, che abbiamo premessa a queste Note. Fu questi uomo scelleratissimo, caro al solo Giustiniano, e tanto male allevato, che non avea nella scuola appreso se non ad assai rozzamente formare le lettere dell’alfabeto. Contuttociò costui fu il ministro supremo della giustizia, ed arbitro sommo de’ giudizii. Cento e più costituzioni di Giustiniano sono indirizzate a lui col titolo: A Giovanni gloriosissimo prefetto per la seconda volta de’ sacri pretorii d’Oriente, e console, e patrizio.

2.° Ciò che qui è detto dell’altro motivo che l’esercito romano, condotto da Belisario, ebbe per dolersi dell’abbandona-