Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo I.djvu/34

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l’imperador Giustiniano, in quel libro leggevasi. Sino a quell’epoca stava per esso lui la voce delle tante città, provincie e regni, che in addietro dominati dall’imperio romano e poscia perduti, da lui colla forza delle armi erano stati ricuperati. Nè di altro parlavasi che delle molte Nazioni barbare innanzi a lui sì potentemente funeste all’Imperio, e da lui per somma ventura o distrutte affatto, o represse, o condotte ad utile alleanza. Per lo che veniva senza difficoltà paragonato agli antichi più gloriosi Imperadori, come quegli appunto che, mentre le romane cose da Costantino in poi venute erano ognor più declinando, parve sorto frattanto a felicemente raffermarle. Aggiungevasi poi che per le Costituzioni da lui pubblicate, per le leggi degli antecedenti Imperadori d’ordine suo compilate in un Codice, pei Responsi degli antichi Giureconsulti, numerosissimi, sparsi, e difformi, per cura sua raccolti, e con industriosa brevità renduti facili agli studiosi, e finalmente per le sue Istituzioni su quei monumenti dettate, un titolo singolarissimo erasi in favore di lui creato, come di benemerenza universale, così ancora di speziale e propria gloria: sicchè quanta sapienza, giustizia, e santità in quelle opere ammirabili traluceva, tutte nel nome suo concentravansi, sopra quello di ogni passato Cesare fatto sì chiaro e distinto, che nulla più che della sapienza di Giustiniano, e della giustizia e santità sua