Vai al contenuto

Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo I.djvu/380

Da Wikisource.
340

meritano ammirare. Vuole poi che di sè si parli il tempio di S. Agatonico, se non che posso io far tanto, mancandomi voce e parole atte all’uopo? Per lo che contento d’averlo indicato, lascio l’officio di riferirne la splendidezza e la perfettissima magnificenza ad altrui, che sia più gagliardo nel dire, e meno defatigato di mente.


CAPO V.

Come il mare circuisca Costantinopoli.


Avendo Giustiniano osservato che nell’Anaplo, e nell’opposto continente, come pure intorno al seno, che dagli indigeni si chiama Ceras dal nome di Ceroessa, madre di Bizante che fondò la città, non v’erano tempii degni di alcun santo; a tal cosa riparando diede prova di magnificenza veramente imperiale, come or ora io dimostrerò dopo che m’abbia detto come il mare orni ed abbellisca Costantinopoli.

E certamente alla felicità di Costantinopoli assai aggiunge l’opportunità del mare, il quale intorno ad essa così nella terra s’insinua, si forma in istretti, e stendesi in vasto pelago, che per tutto questo la città prende un superbissimo aspetto; e col tranquillo soccorso de’ porti invita i naviganti, riceve copia abbondantissima di viveri, e di tutte le cose comode agli uomini si riempie. L’Egeo, e il Ponto-Eussino sono i due mari, che la cingono, e che al lato orientale di essa unisconsi, e meschiando le loro acque insieme dibattonsi a modo, che con quella loro irruzione dividono il continente, e