Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo I.djvu/383

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sì gravemente ammalato, che era ridotto quasi esanime, e da’ medici abbandonato come morto, apparvero que’ Santi, e con inaspettato ed affatto mirabile soccorso recarono salute, pienamente risanandolo. A dimostrazione quindi di sua gratitudine, per quanto è ad uomo permesso, mutata affatto in miglior forma l’antica struttura, lurida e vile, nè di tanti Celesti degna, un tempio eresse per eleganza, per grandezza, e abbondante luce splendidissimo, e delle molte altre cose, di che mancava l’antico, benignamente lo provvide. Coloro, che trovansi presi da malattie più forti dell’arte medica, disperando di ogni umano soccorso volgonsi alla sola speranza che loro rimane, e su battelli pel seno fannosi portare a questo tempio. Così tosto che salpano, veggonsi innanzi quel tempio, appariscente come da rocca, e glorioso per la munificenza del riconoscente Principe, auspice loro di buona speranza.

Di là del seno l’imperadore fabbricò sul lido del medesimo un nuovo tempio, e lo dedicò al martire Antimo. Lo spalto, su cui posa, forma una dilettevole vista, perciocchè non rompesi ivi l’onda rumorosa sui sassi; nè, come in mare, gli spezzati flutti con fremito volgonsi in ispuma; ma s’accostano lenemente, e taciti lambiscono la terra, e placidamente ritornano indietro. Presentasi poscia un atrio apertissimo, di marmi e di colonne lucente, da cui largo si offre l’aspetto del mare; ed oltre inalzasi un portico: indi sorge il tempio, quadrato nell’interno, e di marmi ben composti, e di superbe dorature tutto adorno. La sua lunghezza ne eccede la larghezza solamente per quanto nel lato