Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo I.djvu/392

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sul principio dell’anno, secondo l’uso e le istituzioni della Repubblica, celebra festa solenne. Stanno innanzi alla Curia sei colonne, due delle quali dalla parte volta all’occidente sostentano in mezzo la muraglia della medesima; e quattro alcun poco sono distanti da quelle, candide tutte, e di quante ha l’universo mondo, a parer mio, assolutamente maggiori. Formano esse un portico fatto a volto, la cui parte superiore tutta splende di marmo del colore stesso delle colonne, e di gran numero di statue viene mirabilmente coronata.

Non lungi dal foro è la reggia, che Giustiniano Augusto rifabbricò di nuovo quasi tutta, siccome accennai; e poichè non è possibile con parole descriverla, basterà che i posteri sappiano essa, quanta è, essere opera del Principe nostro. E poichè secondo il volgare proverbio dall’unghia si conosce il lione, così la eccellenza di questo palazzo i miei leggitori congettureranno dal vestibolo, che chiamasi Calce. Quattro muraglie altissime sorgono perpendicolarmente in forma quadrangolare: in tutto eguali tra esse, fuori che in lunghezza sono minori di alcun poco le due che guardano mezzodì e settentrione. Ad ogni angolo sta un pilastro, che ne fa sostegno, costrutto di pietre lavorate, che dal suolo s’alza insieme colla muraglia sino al colmo della fabbrica. È il pilastro quadrato, e in ciascun lato sì attaccato alla muraglia, che anzi che toglierle il garbo, con certa bella convenienza lo accresce. Otto arcate poi vi si alzano sopra, quattro delle quali sostengono la cupola sorgente nel mezzo di tutto l’edifizio; e in quanto alle altre, due dalla parte del settentrione, e