Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo I.djvu/410

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rupi fontana alcuna, egli vi fece due cisterne; e in molti luoghi scavando que’ sassi, qua e là provvide serbatoi, onde vi si raccogliessero le acque piovane; e così confortati quegli abitanti non fossero obbligati a mettersi nelle mani de’ nemici per non morire di sete.

Gli altri castelli de’ monti, che di qui, e da Dara vanno sino ad Amida, avendo un’ apparenza miserabile di fortificazioni, ve ne fece di solide tanto, che superiori alle forze nemiche ottimamente proteggono l’Impero romano, alla fermezza congiugnendo, siccome veggiamo, la dignità. Que’ castelli sono Cifa, Saura, Smaragdi, Lurne, Ieriftone, Ataca, Sifri, Ripalta, Banasiemone, Sina, Rasi, Dabana, ed altri, ivi piantati da tempo antico. In quelle parti v’ha un altissimo monte orrido per inaccessibili precipizii: sottostavvi poi una campagna in pianura, non sassosa, ma assai molle, e comodissima tanto all’agricoltura, quanto alla pastura di bestiame, poichè ivi cresce copiosamente l’erba. Alle radici di quel monte sono frequenti villaggi, gli abitanti de’ quali abbondano di beni, ma sono soggetti a scorrerie nemiche. Giustiniano Augusto a ciò pose rimedio, collocando sulla vetta del monte un castello, in cui depositando le loro cose preziose, all’arrivo del nemico, potessero trovare un rifugio. Il luogo chiamasi il castello degli Augusti. Oltre ciò que’ castelli che stanno all’intorno di Amida, i quali avendo le mura di creta, non potevano far resistenza ai nemici, con molta cura rifece, ed egregiamente fortificò. Fra questi sono Apadna, e il piccol luogo di Birzio: e di maggior opera si è l’enumerarli tutti nominativamente. Perciò conclu-